Delibera COA Padova 29.04.2020 – Processo Penale a distanza
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Padova, preso atto delle attuali iniziative legislative dirette a introdurre, per la fase della emergenza sanitaria, la disciplina di un processo penale al quale le parti partecipano da luoghi diversi utilizzando lo strumento tecnologico delle piattaforme digitali, ritiene questa modalità di svolgimento, prevista per gli atti di istruttoria dibattimentale e le udienze di discussione, contraria ai princìpi costituzionali del giusto processo penale, della sua pubblicità e del diritto di difesa.
Il processo penale previsto dal nostro ordinamento non può rinunciare allo svolgimento di un’udienza pubblica celebrata alla contemporanea presenza, nello stesso luogo fisico, dei suoi diversi protagonisti. Non si tratta solo di
prendere in considerazione un possibile limite della tecnologia nell’assicurare collegamenti a distanza efficienti, ma di comprendere un aspetto fondamentale del processo penale: il risultato del giudizio, la decisione, non è l’opera di uno solo, il giudice, ma conseguenza della interazione, anche emotiva, tra le diverse persone chiamate, nella medesima unità di spazio e tempo, a svolgere il “ruolo” di imputato (che può scegliere di non essere presente), giudice, pubblico ministero, avvocato, testimone, perito e consulente tecnico.
In questo contesto di esperienza, l’aula di udienza, la pubblicità, la toga, l’oralità, l’esame e il controesame “dal vivo”, la possibile presenza dell’imputato, l’immediatezza della decisione, non sono meri orpelli che possono essere sostituiti senza grave danno. Sono invece strumenti che compongono un vasto coro: alcuni di essi rafforzano, con il loro significato simbolico, il senso di responsabilità nei protagonisti del processo, con una forza che solo chi vi ha partecipato può comprendere, altri sono l’espressione di un vero e proprio metodo di conoscenza oggi irrinunciabile
– il processo accusatorio – se non altro perché frutto di una precisa scelta costituzionale.
E’ necessario sottolineare che se il paziente che si vuole salvare nella sala operatoria del giudizio penale è la “verità processuale”, distribuire il primo operatore, il secondo, l’anestesista, gli infermieri e il paziente in stanze diverse, impedendogli di “stare assieme”, equivale, nel nostro caso, a condannare il paziente a morte certa.
Occorre allora ammettere l’esistenza di un limite: le moderne tecnologie informatiche non possono essere applicate al processo penale in tutte le sue fasi, nella larga misura oggi proposta dal legislatore. Potranno essere per limitati casi nella emergenza, per le notifiche, per l’acquisizione e il deposito degli atti, non per il “cuore” del processo.
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Padova, pertanto, in virtù delle preoccupazioni più sopra espresse, domanda al Consiglio Nazionale Forense ed all’Organismo Congressuale Forense di volere operare affinché
siano immediatamente esclusi, con il primo provvedimento legislativo utile, dalla celebrazione dei processi da remoto gli atti di istruttoria dibattimentale e le udienze di discussione.
Allo stesso tempo, preso atto del superamento della prima fase di emergenza, si domanda che lo svolgimento dell’attività giurisdizionale in materia penale possa riprendere nelle aule dei Palazzi di giustizia, prevedendo l’adozione di protocolli di sicurezza che garantiscano il rispetto della distanza interpersonale e l’utilizzo di strumenti di protezione individuale. Tale posizione, d’altro canto, è stata già da tempo manifestata ai vertici degli Uffici Giudiziari Circondariali, con contestuale richiesta volta alla ricalendarizzazione ed allo scaglionamento dei processi, da celebrarsi anche in orario pomeridiano.
In questo mutato contesto, i protocolli sottoscritti, con senso di responsabilità per la salvaguardia della salute individuale e collettiva, con i vertici degli Uffici Giudiziari anche dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Padova, in coordinamento e accordo con la Camera Penale, relativi ad alcune specifiche e inderogabili attività giudiziarie collegate alla necessità di tutelare i diritti di persone arrestate o sottoposte a misura cautelare custodiale e l’incolumità di tutti i soggetti processuali, inclusi i difensori, chiamati a prestare, spesso di ufficio, il loro patrocinio nel momento di più grave allarme e rischio per la vita, dovranno essere all’evidenza riconsiderati, non appena terminata l’emergenza sanitaria, al fine di permettere il pieno dispiegarsi dell’attività giurisdizionale in materia
penale.
In questo senso si impegna ad operare il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Padova, a tutela dei principi costituzionali che presiedono il processo penale e dell’imprescindibile ruolo dell’Avvocato nella giurisdizione.
F.to IL SEGRETARIO F.to IL PRESIDENTE
Avv. Antonio Zago Avv. Leonardo Arnau